LA LEGGE PROMETTE BUONI RISULTATI

Non disponiamo al momento di dati certi ed esaustivi
sulla prima fase di attuazione della legge 68 sul
collocamento obbligatorio dei lavoratori disabili. Sarebbe
oltretutto arduo trarre valutazioni attendibili
se si tiene conto del fatto che non è affatto uniforme
lo stato di attuazione nelle diverse province. E’ infatti
la Provincia l’istituzione chiamata a gestire il collocamento
e ad organizzare a livello territoriale il collocamento.
La situazione è molto variegata. Vediamo cosa
è successo.

In primo luogo occorre constatare che il Ministero del
Lavoro ha adottato tutti gli atti propedeutici all’attuazione
della legge. Atti di indirizzo, regolamenti, e sta
per insediare l’Osservatorio nazionale che avrà il
compito di monitorare i dati, le azioni, i risultati conseguiti.
Anche le Regioni hanno recepito le norme nazionali.
Differenziata la situazione a livello provinciale. Sono
stati individuati ed organizzati gli uffici competenti.
Quasi ovunque sono state insediate le Commissioni,
importante momento di partecipazione per le parti
sociali e le associazioni. Sono poche invece le situazioni
nelle quali si è insediato il comitato tecnico, e
ciò è molto grave in quanto questo organismo è il vero
e proprio motore dell’attuazione del collocamento
mirato. E’ il comitato tecnico che raccoglie i dati sui
disabili che aspirano al lavoro, e le opportunità delle
imprese per favorire l’incontro tra domanda e offerta
di lavoro.


Questo è indubbiamente un limite che non ha impedito
però alla legge di cominciare a dare buoni frutti.
Questo perché da una parte il collocamento mirato,
dall’altra le agevolazioni, gli incentivi, le multe salate,
ma soprattutto l’articolo 17 hanno modificato l’attegiamento
delle imprese. Quest’ultimo articolo in particolare
prevede che le ditte che non risultino in regola con il collocamento dei disabili non possono
partecipare ad appalti pubblici o essere titolari di
convenzioni o concessioni da parte della pubblica
amministrazione.

Per evitare questo molti datori di lavoro sono corsi
agli uffici di collocamento e soprattutto le piccole
imprese, quelle da 15 e 34 dipendenti, si sono avvalse
della possibilità di scegliere il lavoratore disabile
per chiamata nominativa. Abbiamo così avuto
nei primi mesi di quest’anno un forte incremento
degli avviamenti al lavoro. Si tratta in genere di persone
con disabilità media e lieve e con qualifica
professionale.
Più difficoltà hanno invece incontrato quei datori di
lavoro che, dovendo assumere più lavoratori, hanno
chiesto di siglare una convenzione. Qui i ritardi degli
uffici di collocamento hanno rallentato notevolmente
i flussi di ingresso al lavoro. E ciò ha indubbiamente
penalizzato il buon esito di tanti progetti di
formazione e le aspirazioni di lavoratori con disabilità
media e grave. Alla Provincia di Roma per esempio
il ritardo nell’adozione dello schema di convenzione
ha bloccato alcune centinaia di proposte dei
datori di lavoro, congelando circa mille nuovi posti
di lavoro. Situazione che ha determinato proteste ed
una forte reazione delle associazioni più attente alla
questione.

Lentamente è andato riprendendo anche l’avviamento
al lavoro nelle pubbliche amministrazioni,
bloccato inizialmente dalla secca riduzione dell’aliquota
dal 15 al 7 per cento. Gli Enti pubblici si sono
orientati a bandire concorsi riservati ed anche nel
caso di chiamata numerica hanno avanzato comunque
richieste di personale qualificato.