LAVORO DA DONNE

Europa: le donne lavoratrici influiscono sui cambiamenti
nel mercato del lavoro. E in Italia cosa
succede? È possibile per una donna diventare imprenditrice?
DONNE E MERCATO DEL LAVORO IN EUROPA
Gli anni ‘90 vedono confermate e rinforzate le tendenze
osservate nel corso degli anni ‘70: si assiste
ad un aumento costante del tasso di attività femminile
e contemporaneamente ad una riduzione e
ad un ristagno del tasso di attività maschile.

Il permanere
di questa evoluzione e la sua generalizzazione
a tutti i Paesi europei viene attribuita in gran
parte all’aumento dell’attività delle donne tra i 25
e i 49 anni, cioè di donne giovani, per la maggior
parte madri di famiglia: sono infatti loro ad aver
assicurato il maggior aumento delle forze lavoro
nella Comunità europea.

Nella gerarchia settoriale dell’occupazione femminile,
il terziario occupa un posto predominante (istituzioni
di credito, assicurazioni, servizi per le imprese,
insegnamento, sanità, commercio, ristorazione e settore
alberghiero).

Questo sviluppo non deve tuttavia sottovalutare il
fatto che nel settore industriale l’occupazione femminile
ha resistito meglio di quella maschile: ad eccezione
infatti di Francia e Italia, l’occupazione industriale
delle donne è diminuita meno di quella degli
uomini.
Nei Paesi dell’Europa meridionale (Spagna, Italia,
Grecia e Portogallo), l’agricoltura costituisce ancora
uno dei principali sbocchi occupazionali per le donne,
anche se il lavoro agricolo sta conoscendo ovunque
una diminuzione costante.
Ad eccezione del Regno Unito, in tutta Europa la disoccupazione
colpisce soprattutto i giovani ed in
particolare le donne. Il tasso di disoccupazione femminile, al di sotto dei 25 anni, raggiunge dei livelli
impressionanti nei Paesi dell’Europa meridionale:
42,6% in Spagna, 38.7% in Italia, 33.9% in Grecia e
questo nonostante che negli ultimi anni il tasso di
disoccupazione giovanile tenda a calare.
L’OCCUPAZIONE FEMMINILE IN ITALIA
Nel 1980 in Italia il tasso di occupazione femminile
era pari al 31.2%. Questo indicatore è dato dal rapporto
tra le persone occupate e la popolazione in età
lavorativa, cioè le persone classificabili tra le classi di
età 14-70 anni. Rispetto a quello maschile, il tasso di
occupazione femminile era inferiore di ben 40.15
punti percentuali. Più in dettaglio l’occupazione femminile
era costituita da: 3.041.000 (47%) donne senza
titolo di studio o in possesso della sola licenza elementare;
1.890.000 (29%) con licenza di scuola media
inferiore; 1.213.000 (19%) con un diploma di scuola
media superiore e 346.000 (5%) con laurea.
L’aumento del lavoro femminile negli anni ‘80 è uno
dei principali e più significativi cambiamenti da rilevare
nel nostro Paese.
Dal 1980 al 1990 il tasso di occupazione delle donne
è cresciuto infatti di 2.04 punti percentuali, mentre
quello complessivo è diminuito di 1.77.
Tale crescita ha attenuato, ma non eliminato la diseguaglianza
tra gli uomini e le donne italiane, tra la
media delle donne della Comunità europea e le
donne del nostro Paese.
L’occupazione è aumentata in particolare per le donne
con titoli di studio elevati, mentre è diminuita per
quelle senza titolo o in possesso della sola licenza
elementare.
Nel 1980, la composizione percentuale dell’occupazione
femminile era la seguente: 55.6% nelle attività
terziarie, 28.1% nelle attività industriali, 16.2% nelle
attività agricole.
Nel 1990, la composizione percentuale dell’occupazione
femminile cambiata in maniera al quanto significativa
divenendo la seguente: 67.9% nelle attività
terziarie, 22.8% nelle attività industriali e 9.2% nelle
attività agricole.